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Ora tocca a Noi



Avevo 25 anni, e subito dopo la caduta dell’accordo Ania le Confederazioni artigiane mettevano come primo punto del loro programma la creazione di un tempario.

Tanto era interessante e fondamentale questo punto che sacrificarono la loro unità, creando di fatto due tempari

(Articolo Pubblicato su Car Carrozzeria di Giugno da Riccardo di Cagliari)

All’Autopromotec del 2005, dove a detta dei cronisti di Confederazione, in una sala stracolma e dove l’emozione era palpabile (io non me ne ero accorto) venne presentato il nuovo tempario nella logica della libertà di scelta, inaugurando così la lunga stagione de “il tempo del tempario”.

A febbraio del 2007 entrò in vigore il risarcimento diretto e la possibilità di introduzione delle polizze che prevedevano il risarcimento in forma specifica. Eravamo tutti un po’ disorientati e rivolgendoci verso le associazioni di categoria vedevamo sempre il loro orientamento verso la diffusione dei tempari. Finalmente ad aprile del 2009, quando cominciavano a diffondersi i nuovi contratti di fiduciariato delle Compagnie assicurative (penso a Fonsai e Ugf), la risposta fu un nuovo tempario dichiarando: «In un momento di grave crisi economica generale soprattutto per il mondo dell’autoriparazione abbiamo investito capitali e risorse umane per creare un tempario indipendente».

Ma non si fermarono lì, l’azione andò a vanti e si concluse a settembre dello stesso anno in occasione del Gran Premio di Monza, dove il tempario fu presentato on line.

Leggo Car Carrozzeria di aprile e mi accorgo che “il tempo del tempario” non è ancora finito.

Quasi un decennio è passato, il potere delle Compagnie è aumentato e i maggiori organi di rappresentanza politica delle Confederazioni propongono e parlano solo di tempi, di qualche letterina inviata all’Antitrust o di aprire dei dialoghi per il raggiungimento di protocolli di intesa che dovranno essere alla base di un confronto ecc. ecc.

Basta!

Lo dico a nome di tutti i giovani colleghi, perché è chiaro che così facendo le nuove generazioni siano disorientate, per non dire disgustate in molti casi, da questo modo di vedere e gestire il nostro mondo associativo e pensino solo alle proprie aziende contribuendo all’isolamento della categoria e diffondendo quel menefreghismo di cui è già stato detto nelle pagine di questa rivista.

Noi giovani non ci avviciniamo alle Confederazioni, o ce ne andiamo perché siamo “altro”.

Non abbiamo voglia di entrare in un contenitore vuoto. Siamo stufi di sentire parlare di tempi e di tempari.

Pensiamo e parliamo di cose reali! Parliamo di abusivismo e della possibilità di concretizzare azioni comuni contro lo strapotere delle Compagnie. Pensiamo a campagne pubblicitarie per informare l’automobilista sui suoi diritti, e a strategie di marketing per la fidelizzazione dei clienti. Su questi temi organizziamo incontri, riunioni, dibattiti. Su questi temi facciamo e diffondiamo informazione.

Sono queste le cose che catalizzano l’attenzione e sono queste le azioni che interessano a noi giovani. Il resto è aria fritta, che arriva da una mentalità vecchia e da una vecchia politica, sostenuta spesso da vecchie facce, che a mio parere non solo non riescono a contrastare le Compagnie ma non riescono neanche a sedersi a un tavolo con loro perché la controparte sa benissimo che sono dei generali di un esercito che si rivolge alle loro strutture ormai solo per usufruire dei servizi contabili o gestionali a buon mercato, non certo perché crede nella loro rappresentanza politica.

Eccolo, il problema. La politica è sempre più lontana dal territorio, e tanto più se ne allontana quanto più il territorio è disgregato, disorientato e menefreghista.

Quindi la vita associativa è finita?

Penso che non sia finita, ma è cambiata. Quando penso alla vita sociale e aggregativa mi viene spontaneo pensare alla mia associazione, ACPC Associazione Carrozzieri della Sardegna, costituita nel 1979, di cui sono il neo presidente, penso al Consorzio Carrozzerie di Brescia, al Consorzio carrozzerie artigiane di Firenze, al consorzio CUNA, alla Rete Amica Carrozzeria della Valle d’Aosta, penso a tutte quelle realtà locali impossibili da elencare che credono ancora nell’associazionismo e che ci mettono passione ed entusiasmo, sacrificando parte del proprio tempo per cambiare la situazione di stallo che si è creata.

A mio giudizio è da queste realtà che si dovrebbe ripartire, senza interessi e senza doppi fini.

Le Confederazioni dovrebbero abbracciare i vari consorzi e associazioni, non snobbarle, contrastarle, cercare di controllarle o sminuirle dicendo che la rappresentanza politica appartiene a loro. Dovrebbero ringiovanirsi e mandare i loro presidenti a rappresentare la categoria dei pensionati, molto più consona alla loro età. Abbiano i presidenti il coraggio di farsi da parte e di imitare esempi come quello sardo, nell’intento di creare qualcosa di nuovo per ripartire e per interrompere la disgregazione che affligge la categoria…fatevi da parte, il tempo dei tempari è finito.

Ora tocca a noi!

Articolo pubblicato su Car Carrozzeria di Giugno.

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