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Solidarietà trasparente senza intermediari, per non dimenticare



Molte sono le iniziative per la raccolta di denaro destinato alle popolazioni scosse dal sisma in Emilia, ma l’idea di raccogliere fondi con una MEGA cena in Emilia mi attira moltissimo.

Forse per lo scopo umanitario dell’iniziativa , oppure per l’ottima cucina d’ Emilia (la mia patria)…………..VI INVITO TUTTI a parteciapare alla cena organizzata dal Nuovo Cat di Modena dal titolo :

NESSUNA SCOSSA FERMERA’ IL NOSTRO CUORE

Per informazioni e/o prenotazioni:

Nuovo Cat 1963 Srl

059.251287

Inoltre , per non dimenticare e per conoscere meglio cosa è realmente accaduto in queste terre e come hanno reagito i nostri colleghi carrozzieri , vi invito a leggere l’articolo pubblicato su Car Carrozzeria.

A lezione dai carrozzieri terremotati

 Di Cristina Mandrini

È una terra ferita l’Emilia del post-terremoto. E sono carrozzieri feriti quelli che hanno visto crollare, del tutto o in parte, imprese simbolo di eccellenza per tutto il Paese. Oggi da loro arriva un altro esempio:       non arrendersi.

Ai bordi delle strade capannoni abbandonati, saracinesche abbassate, crepe che attraversano da parte e parte le abitazioni, e insieme container e tensostrutture provvisorie dove il lavoro in qualche modo continua. Deve continuare. E così attività si sono spostate nei piazzali davanti alle sedi colpite dalle scosse, gli uffici si sono trasferiti dentro roulotte e furgoni, le carrozzerie hanno portato tutti i macchinari e le attrezzature possibili nelle aree libere davanti ai capannoni sotto tendoni o tettoie costruite per potere riparare le tante auto incidentate che, per fortuna, ogni giorno ricevono in consegna. Sarà lo stress del terremoto, sarà la stanchezza. Il fatto è che gli incidenti ci sono e lavoro ce n’è. Al punto che alcuni carrozzieri pur di non rinunciarvi si appoggiano a colleghi che da subito si sono proposti per ospitarli per mettere a disposizione le loro attrezzature.

L’altra faccia del terremoto: la forza e la caparbietà di un’Emilia che non si perde d’animo e si rimbocca le maniche. E la solidarietà.

Anche le carrozzerie dunque hanno subito danni pesanti, soprattutto quelle nei paesi più vicini all’epicentro delle scosse e i carrozzieri non sono rimasti a guardare, anzi pur tra mille difficoltà hanno cercato di ripartire. Abbiamo visitato personalmente le carrozzerie colpite, per vedere con i nostri occhi cosa significa terremoto per una carrozzeria e per le persone che ci lavorano. E anche per portare il nostro sostegno. A farci da guida Rodolfo Bassi e Mario Mastrolia, rispettivamente titolari di Bologna Carcolor e Colorline, con le due sedi di Bologna e Reggio Emilia, e la Nuovo Cat con le due sedi di Ferrara e Modena. Una ventina dei loro clienti carrozzieri, dopo a seguito delle scosse del 20 e del 29 maggio, ha dovuto interrompere l’attività. Di questi alcuni, stringendo i denti, sono riusciti a riprendere quasi subito l’attività, come detto sopra, in attesa della ricostruzione dei capannoni e delle sedi. Altri, dopo la conta dei danni, ci stanno provando. Altri, pochi, hanno rinunciato.

Anche i rivenditori stanno cercando di sostenere i loro clienti, anticipando  vernici e materiali e concedendo proroghe nei pagamenti. La situazione rimane comunque difficile, anche a causa del silenzio delle autorità e delle numerose incognite su ricostruzioni e aiuti.

La forza di ripartire

Il nostro viaggio è partito da Concordia sulla Secchia, dove abbiamo visitato la carrozzeria dei fratelli Miscari. Tutt’intorno capannoni abbandonati, alcuni ancora piegati su se stessi. I titolari della carrozzeria sono i tre fratelli Dario, Giorgio e Roberto, al cui fianco lavorano i loro tre figli maschi Maurizio, Tiziano, Simone. A breve era in programma il passaggio del testimone, ma il terremoto ha scombinato ogni piano. “È  un momento troppo critico per lasciare l’attività ai figli – spiega Dario Miscari –  dobbiamo fare in modo che torni tutto alla normalità e per far questo occorre l’impegno di tutti, compresi i nostri dipendenti“. Dopo la seconda scossa, quella del 29 maggio, i Miscari sono stati costretti a lasciare il loro capannone, ritenuto inagibile dai vigili del fuoco. La prima scossa  infatti aveva creato solo qualche danno, prontamente riparato, e il lavoro era potuto continuare; ma nove giorni dopo, nel pieno del lavoro, la terra ha tremato ancora e i danni sono stati molto più pesanti. La struttura è stata immediatamente puntellata e messa in sicurezza, ma all’interno non era più possibile lavorare. Senza perdersi d’animo – e senza aspettare le lungaggini di una burocrazia incredibilmente farraginosa nel dare istruzioni e permessi – si è deciso di “traslocare” all’esterno, dove qualche mese prima era stato spostato un banco di prova che all’interno non serviva quasi più a causa del calo di lavoro congiunturale. E proprio da quel banco è ripartita dunque l’attività post terremoto. Trasferendo all’esterno le varie attrezzature e consentendo al personale (15 persone in tutto) di tornare al lavoro. Di fondamentale importanza anche il supporto offerto da una vicina carrozzeria di Borgofranco, che viene raggiunta ogni mattina da quattro dipendenti della Miscari per effettuare riparazioni e verniciature. “Fortunatamente siamo riusciti a non interrompere le attività – continua Miscari – anche perché in questo periodo c’è stata paradossalmente un’impennata di lavoro, forse anche a causa dello stato di agitazione e stress della gente colpita dal terremoto. I piccoli incidenti, soprattutto quelli di distrazione, sono infatti aumentati moltissimo in questi mesi, e restare fermi ci avrebbe provocato una grossa perdita. Noi lavoriamo inoltre molto anche con il biomedicale, vista la presenza in questa zona di numerose aziende leader del settore che si affidano a noi per la verniciatura di TAC e altre strumentazioni. La situazione resta comunque difficile, anche perché non sappiamo quanto dovremmo andare avanti a lavorare in queste condizioni“.

Sui tempi per ottenere l’agibilità, sui fondi raccolti per la ricostruzione/riparazione e su tutto l’iter per tornare alla normalità, l’incertezza regna infatti sovrana e il silenzio delle autorità competenti – comune, provincia, protezione civile, sindaco, assessori e politici vari – risulta sempre più assordante. “Sappiamo solo che dobbiamo chiamare a nostre spese un ingegnere strutturista che, a seguito degli interventi di riparazione, dichiari l’agibilità dell’edificio – spiega Miscari – il problema è che dobbiamo sborsare noi stessi tutti i soldi delle riparazioni e che la legge prevede che tutta la struttura, e non solo le parti ricostruite, sia al 60% antisismica, il che alza ulteriormente il costo degli interventi di ripristino. A noi è stata preventivata una spesa di circa 130 mila euro, ma a questo punto risulta più conveniente demolire e ricostruire. Recentemente abbiamo sentito alcuni politici affermare che dobbiamo diventare una zona di eccellenza: a noi basterebbe che le cose tornassero al più presto come erano prima“.


I carrozzieri nell’epicentro

Abbiamo lasciato la carrozzeria dei fratelli Miscari per spostarci verso la zona di Mirandola, nel modenese, una delle più colpite dal sisma, dove il crollo di un capannone ha fatto morire tre persone. Un sole cocente si abbatte sulle tendopoli che ospitano gli sfollati (30 mila in tutto), rendendo ancora più infernale quest’estate post-terremoto. Nelle strade ci si arrangia come si può. Bar e negozi hanno aperto dei chioschi all’aperto, subito fuori dei locali inagibili. Gli uffici delle banche sono dentro i container, così come ambulatori e veterinari. Cartelli scritti a mano e piantati sul ciglio della strada indicano i magazzini provvisori dei negozi e delle aziende, proponendo grossi sconti per riuscire a recuperare un po’ di liquidità e andare avanti. L’Emilia non si ferma, e vince la paura delle scosse – che continuano tutt’ora a scandire le giornate – continuando a lavorare e sopportando il disagio di dover dormire in macchina o all’aperto.

Nel tragitto passiamo davanti alla Carrozzeria Bellaria, che ha trasferito l’ufficio in una piccola casetta di legno nell’attesa utile almeno a dare indicazioni ai clienti su come e dove portare le proprie a riparare, in attesa che la struttura venga riparata e si possa ripartire con il lavoro.

Arriviamo quindi alla Car System di Mirandola, lasciandoci alle spalle la deserta “zona rossa” dove non è ancora consentito entrare. Ad accoglierci c’è Simone Scarpa, uno dei due soci della carrozzeria, che ci mostra le crepe, il divisorio crollato e le pareti piegate dell’edificio che ospitava la carrozzeria. Intorno ci sono altri due capannoni, entrambi in pessime condizioni. Impossibile trovare in un raggio di 15 km da Mirandola un capannone agibile dove proseguire le attività: il 90% degli edifici è infatti notevolmente compromesso e inagibile. Per continuare a lavorare la Car System ha quindi installato una tensostruttura provvisoria nel mezzo del piazzale di fronte alla carrozzeria, pagando 2500 euro al mese per il noleggio. “È più di quanto pagavamo per affittare l’edificio della nostra carrozzeria – spiega Scarpa – ma è l’unica soluzione se vogliamo continuare a lavorare; il lavoro è molto in questo periodo e così abbiamo spostato quasi tutte le nostre attrezzature sotto la tensostruttura. Qui riusciamo a fare tutta la parte di smontaggio-montaggio, mentre per la verniciatura ci appoggiamo alla carrozzeria dove lavoravo un tempo. Non abbiamo aspettato permessi o altro, anche perché in queste situazioni di emergenza nessuno sa cosa fare e occorre arrangiarsi da sé. Ora siamo in attesa di capire se l’edifico potrà essere riparato: spostarci da un’altra parte sarebbe un problema, anche per il costo e le difficoltà di spostare tutte le attrezzature“. Nel frattempo si cerca di andare avanti come si può, lavorando al caldo sotto un tendone. Il personale fa di tutto per adattarsi, e anche la segretaria, che ha spostato l’ufficio dentro un furgone, continua a seguire l’amministrazione e a rispondere alle telefonate, nonostante per lei e la famiglia, ci racconta, non ci sia più un tetto dove dormire. Ma si vive il presente, e il presente è questo.

Tra i carrozzieri è comunque scattata la solidarietà, e sono stati in molti ad aprire le porte della propria carrozzeria ai colleghi impossibilitati ad accedere nei propri locali e ad utilizzare l’attrezzatura. La voglia di ripartire c’è tutta, l’importante è tenere duro e superare al più presto ogni difficoltà.

Nelle zone colpite dal sisma si è inoltre aperta in questi mesi un’accesa polemica sui valori della magnitudo del sisma. La scossa del 20 maggio è stata infatti classificata al 5.9° della scala Richter, appena sotto la soglia del 6° grado, valore per cui sarebbe dovuto scattare lo stato di calamità e i conseguenti risarcimenti da parte dello Stato. Probabilmente, quindi, nessuno riceverà quindi alcun denaro per la ricostruzione, né civili né aziende. Chi vorrà ripartire con la propria attività dovrà quindi trovare da sé il capitale per riparare o ricostruire la propria sede. Ma c’è anche chi ha mezz’ora dopo il terremoto aveva già deciso di abbandonare l’attività, perché non ne valeva la pena. Come Fernando Calanca, titolare della Carrozzeria Calanca Fernando, che non riaprirà più i battenti. Il terremoto ha reso inagibile l’edificio e il titolare, dopo quasi cinquant’anni di carriera da carrozziere, ha deciso che era tempo di andare in pensione, pur dispiaciuto dal dover chiudere un’attività apprezzata dalla clientela e dove, fin prima del terremoto, lavoravano bravi dipendenti. “Dopo la prima scossa avevamo già messo in sicurezza una parte dell’edificio, ma dopo la seconda scossa la situazione si è aggravata – spiega  il titolare Fernando Calanca – la nostra era una bella carrozzeria e davvero molti clienti si sono dispiaciuti della nostra chiusura. Dopo 50 anni di lavoro, e dopo questo terremoto, penso sia arrivato il momento di chiudere e ora stiamo cercando di vendere le attrezzature“. Al posto della carrozzeria sorgerà la nuova sede del vicino supermercato, anch’esso fortemente danneggiato e operante provvisoriamente all’interno di un tendone. L’edificio verrà quindi abbattuto per ricostruire la nuova sede di questo supermercato.“Nell’enorme sfortuna – ci confida Calanca quasi in lacrime – mi ritengo fortunato. Ho salvato il salvabile. Ma avrei voluto concludere la mia carriera in un altro modo, magari con una festa e onorare diversamente l’impegno dei miei dipendenti”.

La solidarietà dei colleghi

I primi a muoversi per sensibilizzare la categoria a favore delle vittime del terremoto, nel mondo della carrozzeria, sono stati i carrozzieri di Federcarrozzieri. L’Associazione infatti si è attivata per sensibilizzare tutte le associazioni, i consorzi di carrozzerie e le singole carrozzerie con una raccolta fondi da destinare alle stazioni dei vigili del fuoco di Mirandola e Bondeno. Le stazioni dei vigili del fuoco di Mirandola e Bondeno sono caserme di volontari e si trovano nelle zone dell’epicentro del terremoto, dove si sono verificati i maggiori danni alle case e ai luoghi di lavoro e dove circa 30-35 carrozzieri dal 20 maggio non possono lavorare nelle loro aziende che sono crollate o  sono inagibili.

I volontari che spontaneamente prestano il proprio supporto alle popolazioni coinvolte hanno bisogno di aiuto per cercare di stabilizzare e monitorare la situazione.

Federcarrozzieri, per non creare dispersioni economiche, ha preferito fornire direttamente i numeri di conto corrente delle due caserme, invitando tutte le carrozzerie, le associazioni, i consorzi e tutti i fornitori a fare un versamento (anche piccolo) direttamente a:

  1. Volontari di Bondeno Onlus, capo distaccamento Michele Marchetti: Codice IBAN: IT60 J 07601 13000 000070170790.

  2. Volontari di Mirandola Onlus, capo distaccamento Graziano Bernardi Bosi: Codice IBAN: IT86 B 05387 66850 000001841259.

Causale “versamento a favore delle popolazioni colpite dal sisma”.

Le donazioni sono interamente deducibili.


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