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Rca, risarcimento in forma specifica: 17.000 carrozzieri a rischio?


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No all’obbligo del risarcimento in forma specifica: lo dicono i carrozzieri di Cna, Confartigianato e Casartigiani

Continua a suscitare polemiche fortissime la possibile rivoluzione del settore Rca. In particolare, il Governo Letta (per la precisione il ministero dello Sviluppo economico) rilancia la “riparazione in forma specifica”, ovvero la riparazione a spese della Compagnia assicuratrice, nelle carrozzerie da questa indicate. Si tratta di un tema vecchio: le Compagnie dicono che dirotttando i danneggiati verso le carrozzerie convenzionate impediscono le frodi, ma intanto così ottengono di controllare (e abbassare) i costi di riparazione, impongono al danneggiato un artigiano che non conosce e con il quale non ha alcun rapporto economico. “Sono a rischio la libertà di scelta dei cittadini e la sopravvivenza di 17.000 imprese di carrozzeria“: questo l’allarme lanciato dalle Associazioni dei Carrozzieri di Cna, Confartigianato e Casartigiani in merito a questa possibile novità che il ministero intende introdurre.

“DUE TERZI IN GINOCCHIO” – Sottolineano Franco Mingozzi (residente di Cna Servizi alla Comunità), Silvano Fogarollo (presidente di Anc Confartigianato) e Mario Coltelli (presidente di Casartigiani autoriparazione) che il risarcimento in forma specifica, oltre a ledere la libertà di scelta dei consumatori, metterebbe in ginocchio due terzi delle imprese di carrozzeria indipendenti: quelle che non operano in convenzione con le Compagnie. I sindacati chiedono quindi l’eliminazione dell’obbligo del risarcimento in forma specifica, sottolineando che impedirebbe agli automobilisti di esercitare la libera scelta del carrozziere di fiducia. I presidenti dei Carrozzieri di Cna, Confartigianato e Casartigiani sottolineano che l’obbligo del risarcimento in forma specifica è incostituzionale. Il motivo? Aggira la sentenza numero 180 della Corte costituzionale del 19 giugno 2009: qui, viene confermato che il sistema del risarcimento diretto (con la Compagnia che ti dirotta dal proprio carrozziere) è facoltativo e che tale sistema non può e non deve essere considerato e/o utilizzato come se fosse “obbligatorio”.

SECONDO TENTATIVO – Un tentativo simile di favorire con un premio economico la riparazione in forma specifica è stato già fatto in occasione dell’approvazione della vigente legge n° 27 del 24 marzo 2012 (col Governo Monti). In quell’occasione, la proposta fu di decurtare il risarcimento del danno del 30% se non si utilizzavano le carrozzerie convenzionate. Questa previsione fu poi cancellata dal testo della legge approvata, anche a seguito di una forte reazione della categoria. Mobilitata sopratutto da Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri, che – stuzzicato da SicurAUTO.it – adesso sbotta: “La corsa al risparmio sul risarcimento non si ferma. Le Compagnie vogliono una legge che è una manovra finanziaria. Immaginate uno Stato dove ogni giorno migliaia di sinistri vengono risarciti direttamente nelle mani dei consumatori: nulla di male. Ma i risarcimenti sono conformi alla spesa che l’automobilista deve affrontare per ripristinare il veicolo? Pare infatti che, posto 1.000 il preventivo del carrozziere, la Compagnia è tenuta a liquidare l’imponibile e la tariffa di manodopera media nazionale. Nessun illecito (forse), anche se le sentenze dicono che deve essere risarcita pure l’Iva; tuttavia, questo denaro nelle mani dei consumatori dove viene speso? Uno: nelle carrozzerie con regolare fattura e con tariffa diversa dal liquidato, però con una quota da parte del cliente pari circa al 30%. Due: la vettura non viene riparate e il denaro utilizzato diversamente, ma le vetture sono sicure (il carrozziere capisce se le vetture sono ancora sicure). Tre: la vettura viene riparata in garage, alla bell’e meglio, oppure dal ‘bottegaro’ che da anni ha appeso la partita Iva al chiodo, ma che oggi come prima e lì sul portone ad attendere chi necessita di spendere meno“. Galli è un fiume in piena: “Il Governo vuole rendere obbligatoria la forma specifica, negando per legge il contenzioso con il responsabile civile. L’assicuratore ti paga e se son pochi non puoi ribellarti al responsabile del sinistro. Favorire la forma specifica significa far pagare come, quando e quanto vuole l’assicuratore“. Risultato? “Chi vince se passa questa norma? Sicuramente, quello che ha meno costi, anche se l’imprenditore regolare fara di tutto per non chiudere. Riparando male e in fretta per ‘starci dentro’ con i soldi dell’assicuratore. Qualcuno chiuderà subito; qualcuno dopo. Calcolando l’indotto (magazzinieri, corrieri, colorifici e addetti di carrozzeria) quanti perderanno il posto? In una carrozzeria, se passa questa norma, prima si prova a farcela, poi si cerca di limitare i costi, magari con qualche licenziamento, azzerando il numero degli addetti. Siamo artigiani, abbiamo cominciato da soli e forse finiremo da soli nelle nostre botteghe“.

UN PUNTO DI DOMANDA – Al di là delle varie prese di posizione dei soggetti coinvolti (l’Ania, l’Associzione delle Assicurazioni, è favorevole al risarcimento in forma specifica; i carrozzieri indipendenti sono contrari), come evidenzia il punto di domanda che abbiamo posto nel titolo occorre cautela nel valutare i fatti: l’allarmismo di una parte dei carrozzieri è del tutto giustificato? È plausibile che quelli indipendenti chiudano tutti e in poco tempo? Va anche ricordato che un po’ tutti i carrozzieri, in passato, hanno approfittato della situazione economica favorevole, dell’alto numero di sinistri e delle riparazioni effettuate di frequente dagli automobilisti. È comunque realtà che ora le Compagnie – pur volendo vederci chiaro (in buona sostanza, sono contro le truffe e le speculazioni sulle riparazioni che fanno salire i costi e le tariffe) – propongono una soluzione che non è condivisibile: imporre ai consumatori solo le proprie officine, con la manodopera a sua volta imposta ai carrozzieri convenzionati.

di E.B.

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