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La rivincita dei carrozzieri francesi. Ora fermiamo i sindacati italiani

La rivincita dei carrozzieri francesi. Ora fermiamo i sindacati italiani

Invece di fare accordi limitativi con le compagnie aderiscano alla Carta di Bologna


La Francia prende atto che è finita, e che è stato un fallimento. Parliamo della Carta assicuratoria dei riparatori francesi: un accordo fra Compagnie assicuratrici e carrozzieri, nato 17 anni fa. Un patto che fissava i tempi della manodopera e i costi delle riparazioni delle auto danneggiate, ma che non ha dato i frutti sperati: niente ribassi tariffari, e minore qualità delle riparazioni stesse.

Qualcosa di analogo s’era già verificato in Italia. Ed è già stato un fallimento anche da noi. Era (perché è morto e sepolto) l’accordo fra Ania (l’associazione delle Assicurazioni) e carrozzieri italiani: un patto che fissava i tempi della manodopera e i costi delle riparazioni. Ma l’Ania e i sindacati italiani (le confederazioni) vogliono resuscitare quel cadavere, rimetterlo in piedi e imporre di nuovo un accordo inutile e dannoso. Ne abbiamo parlato qui, e anche qui, ma pare che anche dopo quanto accaduto con il decreto legge “ammazza carrozzieri” che era identico alla proposta ANIA, si stia ripristinando un nuovo tavolo di concertazione con i sindacati di Rete Imprese Italia.

Eppure, il fallimento della Carta assicuratoria dei riparatori in Francia e il fallimento dell’accordo Ania-carrozzieri in Italia dovrebbero imporre una riflessione: se già ci sono stati due flop, che senso ha insistere?

Magari è comprensibile l’opera di lobbying dell’Ania, che preme su tutti i fonti (Governo, Parlamento, politici, sindacati) pur di tornare a un accordo per fissare regole sui risarcimenti ferocemente lesive nei confronti dei danneggiati e delle carrozzerie. Ovviamente, alla base di tutto vi sono limitazioni sull’utilizzo della cessione di credito a vantaggio della delega, per togliere potere agli artigiani e favorire l’abbassamento dei costi orari e dei tempi di riparazione, a discapito della qualità del lavoro.

Devono guadagnarci solo le Assicurazioni. E poco importa che auto riparate male siano mine vaganti, con riflessi negativi per la sicurezza stradale.

Ma quello che proprio non capiamo è l’atteggiamento dei sindacati italiani, le confederazioni, le sigle. Insomma, i giganti che vogliono rappresentare i carrozzieri. Scartiamo a priori la malafede, e ci concentriamo solo su un aspetto: l’errore in buona fede. Sbagliano reputando di dare vantaggi ai rappresentati, ossia ai carrozzieri.

Anzi, non comprendiamo neppure perché i sindacati si siedano allo stesso tavolo delle Assicurazioni. Quelle Assicurazioni che puntano sempre il dito contro i carrozzieri, utilizzando circonlocuzioni verbali per dire una cosa facile: il carrozziere è un ladro, ruba, gonfia il risarcimento, così salgono i costi a carico delle Compagnie, e anche le tariffe Rca. (GUARDATE QUESTO VIDEO), e’ solo uno dei tanti passaggi televisivi e radiofonici che a noi carrozzieri tocca ascoltare senza replicare.

E cosa fanno i sindacati? Siedono accanto a chi getta sempre fango sulla categoria. In qualunque sede: radio, tv, giornali. Senza un interlocutore che possa controbattere. Un Grande Fratello che impone il verbo sui mezzi di comunicazione.

Sarebbe lecito invece attendersi un sindacato cazzuto (perdonate) che difenda il rappresentato (il carrozziere) e che non sieda allo stesso tavolo dell’Ania. Specie se l’oggetto della discussione è un cadavere, già morto due volte, una in Italia (accordo Ania-carrozzieri), una in Francia (il flop della Carta assicuratoria).

Strano poi che la Francia venga usata dall’Ania solo quando fa comodo a questa. Oltralpe, così ci ripetono, i costi delle riparazioni sono più basse e le truffe sono di meno. Già, peccato che si dimentichino di due particolari. Primo, il fallimento della Carta assicuratoria che imponeva la manodopera ai carrozzieri. Secondo, la Legge Hamon. Che in Francia consente all’automobilista di scegliere il riparatore. Il danneggiato è libero di rivolgersi al carrozziere indipendente. Un contrasto stridente con il vergognoso articolo 8 del decreto Destinazione Italia, scandalosamente fotocopiato nel disegno legge Zanonato, dopo lo stralcio del Governo Letta e dopo essere stato stroncato dalla commissione Giustizia, e fortemente criticato da autorevoli e imparziali esponenti, quale il sottosegretario di Stato Cosimo Ferri mercoledì scorso a Montecitorio.

Il fiduciariato è fuori moda

Essere fiduciari in questo mercato non conviene, alla fine si diventa terzisti per imprese che hanno un immenso potere contrattuale. Questa è la tendenza di molti mercati, non solo il nostro, che alla fine rischia di affamare milioni di famiglie. Lo hanno capito le decine di colleghi che ogni giorno ci contattano postandoci le disdette che hanno inviato alle compagnie, strutture moderne all’avanguardia, di grandi dimensioni, che sono tornate libere di guadagnare (ne parleremo a breve sul blog).  Un imprenditore deve saper diversificare, deve avere molti clienti soddisfatti per stare sul mercato. Se proprio si devono correre dei rischi nelle scelte imprenditoriali queste devono essere orientate ad assaporare la libertà di scegliere l’abito giusto nel negozio dove si respirano qualità, competenza ed esperienza, senza condizionamenti dettati da un oligopolio di imprese (le compagnie Assicuratrici)

I nostri sindacati dovrebbero leggere queste parole pronunciate in Francia, dai sindacati dei carrozzieri in QUESTA INTERVISTA:  “Non abbiamo bisogno degli assicuratori, sono loro che hanno bisogno di noi”. Così hanno detto il presidente dei carrozzieri Yves Levaillant del CNPA (Conseil National des Professions de l’Automobile – Consiglio Nazionale delle professioni nel settore dell’automobile) e il presidente dei riparatori della FFC, Patrick Nardou. In Francia – questo il succo del discorso – siamo riusciti a rendere obbligatoria la libera scelta del riparatore nei nuovi contratti di assicurazione.

Ma non è sufficiente, dice Jean-Paul Veyrac, presidente del ramo carrozzeria della FNAA (Fédération Nationale de l’Artisanat Automobile – Federazione Nazionale dell’Artigianato dell’Automobile), ora occorre informare il consumatore. I tre presidenti dei principali sindacati dei carrozzieri, hanno dichiarato il loro obiettivo: comunicare con il grande pubblico, attraverso partnership con le associazioni dei consumatori, guarda caso la stessa scelta fatta dalla Carta di Bologna che è stata sottoscritta da ben sei associazioni di consumatori.

Ottima la risposta delle associazioni dei consumatori in Francia: ok alla libertà di scelta del riparatore. E inviteranno i consumatori a utilizzare la cessione del credito al carrozziere.

È la strada giusta per eliminare il fiduciariato? Non è sufficiente, avvertono i presidenti francesi: “Le carrozzerie fiduciarie hanno avuto un grande successo nei primi anni ’70. Oggi è un buco nero in cui si sono gettati i carrozzieri – per alcuni l’80% del fatturato proviene dagli accordi con le assicurazioni – che per timore di rimanere fuori dal mercato hanno accettato le condizioni, offrendo servizi gratuiti per i clienti, ma a carico della carrozzeria. Non hanno più né margini né equilibrio di cassa e ci sono innumerevoli fallimenti. Fra il 2000 e il 2010, il 16% delle imprese ha chiuso. E non è ancora finita. Ci saranno ancora tante aziende che chiuderanno”.

I presidenti delle tre associazioni informano che vi sono carrozzieri professionisti ancora in attività, che lavorano da 30 anni senza alcun accordo, e ricordano ai colleghi: “Noi non abbiamo bisogno degli assicuratori, sono loro che hanno bisogno di noi. Poiché siamo noi che ripariamo i veicoli. Noi abbiamo le competenze, la professionalità e la presenza sul territorio. Il colpevole ormai è l’assicuratore, non più il carrozziere”.

Il sistema attuale non può continuare perché non solo i carrozzieri sono in difficoltà, ma anche i fornitori (colorifici, magazzini ricambi) catturati nella spirale dei costi bassi negoziati dagli assicuratori e dai quadri contrattuali.

Dopo la libera scelta del riparatore, i carrozzieri Francesi aprono una nuova pista per uscire dalla dipendenza dai servizi assicurativi: la libera scelta del perito (da parte dell’assicurato). Di che cosa si tratta? Quando l’assicurato responsabile del sinistro è identificato, il danneggiato, che non è giuridicamente tenuto ad avvisare il suo assicuratore, incarica un perito o un riparatore tramite la firma della cessione di credito. Il riparatore e il perito che prendono in carico direttamente la pratica – da cui il ricorso diretto – inviano la fattura (riparazione e perizia) all’assicuratore. Triplo vantaggio: per il consumatore che non vedrà questo incidente contabilizzato nelle notifiche annuali dei sinistri, per il perito che riprende così il sopravvento, e infine per  il riparatore che riacquista una certa libertà nei confronti degli assicuratori.

Questo metodo è stato inizializzato da Yan Taverriti, perito indipendente, che l’ha importato dalla Germania dove la procedura è comune. “Ci ha detto che ha riscontrato solo successi da quando la applica. Tuttavia, questo richiede una grande indipendenza nei confronti degli assicuratori”. E noi siamo molto interessati, spiega Yves Levaillant, presidente del ramo Carrozzeria del CNPA (Conseil National des Professions de l’Automobile – Consiglio Nazionale delle professioni nelle automobili), che vorrebbe essere partner in questo esperimento.

Per il momento, Yan Taverriti, che sta già lavorando così con 300 artigiani riparatori, cerca di mettere assieme altri periti per estendere il metodo. Per liberarsi dalla tirannia delle autorizzazioni, i carrozzieri sono quindi molto attenti alla prova a grandezza naturale di ricorso diretto effettuata dal perito terzo.

Dopo 17 anni di lotta, a capo del ramo Carrozzeria della FNAA, Serge Valet passa il testimone a Jean-Paul Veyrac (carrozzaio à Lafrançaise – 82 e presidente della F.N.AA 82  – Fédération Nationale de l’Artisanat Automobile – Federazione Nazionale dell’Artigianato dell’Automobile – e della regione Midi-Pyrénées) e ai suoi due vice presidenti, Marie-Françoise Berrodier e Roger Robles. Un passaggio di potere accompagnato da un desiderio: che l’associazione (riunisce i riparatori FFC, CNPA e FNAA) “si strutturi, si doti di un codice deontologico, metta in atto azioni comuni e parli con una sola voce, perché la battaglia da condurre richiede questa unione di forze”.

In Italia le confederazioni ?

In conclusione l’intenzione delle Confederazioni di andare alla corte dell’ANIA brandendo il feticcio della rappresentatività va fermata.

Esiste il legislatore, il governo, esistono proposte articolate come quelle contenute nella Carta di Bologna cui hanno aderito una moltitudine eterogenea di soggetti e che hanno suscitato un grande interesse. Esiste Oxygen che vuole riportare dignità e trasparenza nella gestione e nell’incasso dei sinistri.

Si fermino subito le Confederazioni prima che sia tardi, prima di rendere caotica e confusionaria la via da scegliere per tutelare la piccola media impresa.

Più che un auspicio è un fermo invito cui accompagneremo azioni incisive di protesta e di contrasto.

L’idea che un gruppetto di funzionari che, fino ad oggi, non hanno dimostrato di conoscere bene le esigenze delle imprese artigiane vadano a pranzo con le compagnie per stilare una piattaforma al ribasso non può e non deve essere messa in atto o avere alcun seguito.

Non abbiamo tempo da perdere, non vogliamo subire danni alla nostra redditività già compressa da un forte calo del fatturato per colpa di un manipolo di improvvisatori.

Le Confederazioni, dopo una lunga serie di errori tecnici, tattici e strategici aderiscano piuttosto alla Carta di Bologna.

Tutti insieme possiamo ottenere risultati concreti senza genufletterci di fronte al potente di turno.

Con questo articolo speriamo di aver rotto le uova nel paniere a qualcuno che proprio oggi si incontra al tavolo con le assicurazioni.

Auguri di Buona Pasqua a tutti.


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