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Intervista a Roberto Padovani, titolare della Carrozzeria Padovani di Aosta

Due chiacchiere in compagnia di Roberto Padovani, titolare della Carrozzeria Padovani di Aosta. Questa va di diritto nella categoria “Carrozzieri che hanno fatto la Storia”.


Carrozzeria Padovani: storia e tradizione della riparazione. Tutto è nato con il tuo papà: ci racconti com’è andata? “Mio padre è stato un grande personaggio, un uomo diritto che si è costruito assieme a mia madre un’azienda partendo da zero. Per giunta, in un territorio almeno all’inizio ostile: puoi immaginare la Valle d’Aosta all’inizio degli anni Sessanta per dei bolognesi… Noi in famiglia abbiamo cresciuto uno spirito corporativo forte e ci siamo sempre sentiti parte dell’attività di mio padre, con un forte senso di appartenenza al nostro marchio. E da sempre in Valle siamo identificati come carrozzieri. Sono stato sempre molto fiero del mio cognome e dell’attività del mio babbo. E dopo aver finito gli studi superiori (diploma scientifico, volevo fare il giornalista) ho sentito il richiamo dello stucco e della vernice”.

Con una metafora sportiva (sei stato uno sportivo di buon livello), si può dire che nel 1993 e nel 2000 hai vinto due sfide nella tua attività di riparatore: perché? “Anno 1993. Mio padre, a 58 anni, decide che è ora di farsi da parte: lascia letteralmente l’azienda nelle mie mani. Scelte, decisioni e attività lavorative e finanziarie dipendevano esclusivamente da me. Pochi imprenditori hanno il coraggio di mollare quello che hanno creato e lasciarlo totalmente nelle mani del figlio. Fu un atto di grande fiducia. E non solo: fu la grande occasione che permise a mio fratello, che lavorava in un’altra azienda, di intraprendere l’attività assieme a me. Grazie alle grandi capacità organizzative e manageriali di mio fratello, abbiamo fatto il salto. E arriviamo all’anno 2000. Con uno sforzo economico notevolissimo (costruire in centro ad Aosta, con i prezzi del terreno da follia), portammo l’azienda agli attuali 800 metri quadrati coperti e 1.200 scoperti, che per il micromercato valdostano sono una cosa enorme. È stato un momento di grande euforia che ho condiviso con il migliore di tutti. Così chiamavo il mio piccolo fratellone. E quando un balordo infarto a solo 38 anni se l’è portato via… be’, non ci ho più capito niente per un po’. Era lo spirito dell’azienda, la mente, io ero il braccio. Ci ho messo due o tre anni per rimettermi dallo choc, e l’azienda è stata brava a continuare la strada senza deragliare. Per questo, devo ringraziare i miei ragazzi, Collaboratori con la C maiuscola”.

Dal 2007, la Carrozzeria Padovani utilizza per la produzione di energia elettrica un impianto fotovoltaico di 18 kwh: ce ne parli? “Alla base, c’è la passione di un uomo che immaginava di raggiungere l’autosufficienza energetica. E che crede nella tecnologia per migliorare la nostra esistenza. Un credo profondamente ecologico: le nostre aziende inquinano pesantemente, e dare un contributo all’ambiente mi sembrava il minimo. Questa avventura è stata una sfida con me stesso, per rinnovare ancora l’immagine dell’azienda e del marchio. E per essere sempre più competitivi e presenti sul mercato”.

Sul sito, la Carrozzeria Padovani presenta una sfilza di servizi aggiunti… “I servizi aggiunti sono la carta d’identità di una azienda. Quello che fa la differenza, che mostra l’impegno, la voglia di fare. Un albergatore un giorno mi disse: ‘Non importa che il cliente dorma in una camera lussuosa, ma che si senta come a casa’. Ho mutuato questo consiglio, e cerco di non far mancare nulla a chi ci ha scelto”.

“Assicurarsi bene è un obbligo, riparare bene è un diritto”: è questo uno dei princìpi della Carrozzeria Padovani di Aosta. Ce lo vuoi illustrare? Assicurazioni, c’è una stortura. Da una parte, le Compagnie ricevono i clienti che hanno l’obbligo di assicurarsi: entrate sicure senza grandi oscillazioni. Circa 40 milioni di auto da assicurare. Dall’altra, noi carrozzieri a farci la guerra per sopravvivere. In mezzo, uno Stato che dovrebbe tutelare chi giornalmente è sulla strada: non lo fa. Basti vedere le revisioni farsa. Per l’auto, utilizzo una metafora: dico ai miei clienti che sono seduti su un’arma, un potenziale rischio per loro e per i loro familiari. Cerco di farlo con tutti i mezzi a disposizione. Ho anche organizzato serate informative, dove abbiamo mostato crash test. Al centro della questione, la sicurezza delle riparazioni: le riparazioni a regola d’arte sono necessarie e non si può ‘tirare’ su prezzi e tempi”.

Ancora sulla Rc auto. Che cosa serve per migliorare le cose? “Intanto, i miei più grandi e sentiti complimenti a tutto lo staff di Federcarrozzieri per il lavoro svolto, per la consapevolezza che hanno fatto crescere in tanti di noi. Serve un mercato libero da pastrocchi: le Compagnie devono avere le loro carrozzerie. Gli indipendenti devono fare il loro lavoro, ognuno con le proprie peculiarità, liberi da contratti con clausole vessatorie e di difficile interpretazione. Chi è più bravo vince”.

Perché hai aderito a Rete Amica Carrozzeria? “Ho aderito a Rete Amica Carrozzeria, colto da un’illuminazione stile Blues Brothers. Ero un iper fiduciario, mi sono convertito quando è nato il progetto AP&B (Auto Presto‹Bene). Lì, ho cominciato a capire qual era il disegno delle Compagnie. Allora, ho aderito al progetto di altri carrozzieri valdostani e poi sono stato eletto alla vicepresidenza di Rete Amica Carrozzeria. Attualmente il nostro presidente è un grande personaggio e un galantuomo, una persona con grandi qualità morali e di leadership, Franco Iannizzi, l’anima del nostro gruppo”.

Carta di Bologna: quali sono gli obiettivi che condividi? “Condivido la carta per intero, soprattutto l’idea del coinvolgimento di tutti gli attori del sinistro auto, quella è stata la grande svolta. Poi, il passaggio dalla protesta di dicembre relativa all’articolo 8 alla proposta di legge è stato quello che di più bello può accadere in una democrazia e in un Paese civile, a Roma ero profondamente emozionato”.

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