Emiliano, parlaci delle origini della tua carrozzeria… “Siamo a Roma sud, in periferia in una borgata, il Trullo. La nostra storia inizia nel lontano 1948; mio nonno all’epoca poco più che 24enne vince al totocalcio 11 milioni di lire (una fortuna all’epoca). Siamo agli albori della ricostruzione e lui individua un lotto di terreno in zona Trullo dove non c’era nulla, eccezion fatta per le case popolari di epoca fascista: lo acquista e inizia a costruire. Mentre ultima il primo palazzo in costruzione (siamo intorno al 1950) esce un bando di concorso del ministero dell’Interno per la costruzione (dietro specifico progetto) della caserma dei carabinieri, compresi appartamenti ufficiali-uffici-locali rimessaggio e officina. Il bando prevedeva l’affito dell’intero immobile per 50 anni. Mio nonno partecipa e vince commettendo l’errore più grande della sua vita: firmare il contratto senza la supervisione di un legale. Partecipa e vince, inizia a costruire, la liquidità scarseggia ma la banca (dove aveva depositato il contratto firmato a garanzia) gli mette a disposizione uno scoperto di conto senza clausole. Siamo arrivati intorno al 1953 circa (i lavori erano pressoché ultimati) quando gli arriva una comunicazione dal ministero, in copia per conoscenza anche in banca, in cui lo stesso rescindeva il contratto in mondo unilaterale (era purtroppo previsto dal contratto e senza penali a carico dello Stato). La banca quindi gli chiede il rientro immediato senza margine di negoziazione (c’era l’intero immobile ancora da accatastare), vista l’impossibilità da il fallimento. L’intero immobile è venduto all’asta fallimentare e mio nonno si fa tre mesi di Regina Coeli. Fortunatamente, l’avvocato d’ufficio che aveva riesce a prendere tramite un parente i locali dell’officina e rimessaggio all’asta. Uscito di carcere nonno, gli consegna le chiavi lui inizia a lavorare. Siamo nel 1955 circa in quasi boom economico, e mio nonno prima aprendo solo come autorimessa e poi come officina e carrozzeria inizia la storia della Carrozzeria Alfedi.
Dove siete, in quanti? Da quanto siete indipendenti e perché? “Siamo ancora in quei locali ricomprati da mio nonno con anni di sacrifici. Siamo io e papà (non possiamo permetterci altro), e siamo stati da sempre indipendenti , e semplicemente per un motivo: ci riteniamo liberi professionisti del nostro lavoro, come chiunque altro lavori in questo settore suppongo. Per questo non vogliamo svendere la nostra professione a nessuno come purtroppo è stato fatto dalla nostra categoria: il miraggio di migliori e certi guadagni ha portato a una svalutazione della qualifica professionale. Io lavoro in carrozzeria da quasi 11 anni, senza contare gli anni in cui davo una mano d’estate. Andavo all’università (Scienze naturali) e non mi mancavano neanche troppi esami alla laurea. Nel frattempo, quando potevo, davo una mano, ma questo lavoro mi ha letteralmente stregato e mi ha fatto scegliere cosa fare da grande: a poco a poco ho capito che non è solo sporcarsi le mani, ma richiede competenze professionali sempre maggiori e sempre più specifiche (specie quando si è solo in due: devi essere montatore, battitore, verniciatore…) e non riesco a capacitarmi di come abbiamo svenduto tutto questo”.
Alcuni politici insistono: puntano alla abolizione della cessione del credito. Che ne pensi? “Perché tutta questa particolare attenzione, da parte di certi politici, per la cessione del credito? I grandi manager dell’alta finanza da anni ormai hanno capito che il settore Rca poteva portare molti più profitti di quello che pensavano, con l’unico handicap dei costi (quindi noi): abbattuti quelli, sarebbe stato tutto in discesa (in più in piena crisi economica le possibilità di speculazioni aumentano). Ed ecco la mia risposta: cancellata la cessione del credito, saremmo tutti sul loro libro paga e a quel punto sarebbero loro a dare un valore al nostro lavoro. Noi non più liberi professionisti, ma operai con rischio d’impresa. Ricordiamoci che dietro ogni impresa assicuratrice c’è un’istituto finanziario, che troppo spesso per mero interesse personale influenza le scelte economico-politiche dei nostri rappresentanti. Di qualsiasi colore politico. Una nota negativa anche per i sindacati: la loro lunga assenza e il loro ‘menefreghismo’ non si compensano con una manifestazione”.
C’è anche un disegno di legge del M5S… “È un tema su cui M5S ha posto la sua attenzione con due proposte, una alla Camera a firma Colletti-Pesco, e una al Senato a firma Puglia. Col quale ho avuto uno scambio di informazioni-suggerimenti in qualità di autoriparatore-assicurato. Nel complesso, per la prima volta mi sembra che ci sia veramente l’intenzione di dare una pulizia al settore, rivedendo gli organi a controllo delle Assicurazioni, provando un’Assicurazione statale che ritengo sacrosanta, e rivedendo il ruolo del perito. So che è stata consultata anche Federcarrozzieri, e me ne rallegro: può essere integrata sotto l’aspetto che riguarda il rapporto Assicurazioni-autoriparatori; comunque, il senatore Puglia (primo firmatario) si è dichiarato disponibile a modifiche e integrazioni in fase emendativa. Non meno significativa la proposta Colletti Pesco: prevede l’abrogazione del risarcimento diretto. Obiettivo, favorire il libero mercato: così, le convenzioni diverrebbero inutili”.
In generale, oggi, meglio essere convenzionati o indipendenti? “Dal punto di vista economico non so. Visto anche il periodo di crisi delle famiglie italiane, non so se ci sia una reale differenza di profitto tra liberi o convenzionati: mi sembra sostanzialmente una guerra fra poveri, mors tua vita mea. Sotto altri punti di vista, meglio essere indipendenti, liberi: il mio lavoro non lo svendo. Se devo fare uno sconto, lo faccio al mio cliente: l’unico che veramente si fida di me, la nostra unica reale ricchezza. Perché il valore delle nostre strutture alla fine è relativo, la nostra vera ricchezza sono i nostri clienti, le persone con cui tutti i giorni ti confronti e a cui cerchi di dare anima e corpo per soddisfarli, che sia una riparazione ordinaria, un restauro o semplicemente una consulenza. Forse, ci siamo scordati da dove proveniamo, ci siamo scordati che il tessuto artigianale italiano per molti decenni è stato il traino di questo Paese e la sua risorsa più grande. Per cercare di seguire i tempi abbiamo deciso di trasformarci in quello che secondo me non ci appartiene. Magari è una visione romantica… ma questo lavoro mi ha stregato. Per il quale ho fatto tanti sacrifici e continuerò a farli”.
Non ci offendiamo qualunque sia il tuo giudizio: Oxygen di Federcarrozzieri, che ne dici? “Oxygen è stata la prima vera risposta a una domanda che mi portavo da anni: perché non unirsi in un progetto di tutela e risorse comune per avere più forza e voce sul confronto con le Assicurazioni? Infatti, unire le risorse (il servizio noleggio per esempio) per poterne dividere i costi, avere una gestione di sinistri comune, un database ricambi: tutto questo ci dà la certezza della tutela dei nostri diritti e dei nostri doveri. Le Assicurazioni per essere ancora più forti hanno stretto accordi: si sono unite tra loro. E noi, che dovevamo essere ancora più coesi, ci siamo disgregati. Oxygen credo che sia un ottimo punto di partenza per tutto il nostro settore”.
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