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Caporalato 2.0

Quando leggiamo le vicissitudini dei raccoglitori di pomodoro, pagati due euro all’ora per lavorare dodici ore al giorno, presi per strada dai caporali che intascano una parte della paga, pensiamo di essere privilegiati, di osservare una realtà lontana da noi.


Ma è poi così lontana?

Due gruppi italiani, piazzisti di convenzioni con le assicurazioni, sono stati inglobati da un gruppo d’oltralpe che ha deciso di entrare nel mondo della riparazione.

Passano dai carrozzieri, vendono convenzioni, chiedono dei soldi promettendo lavoro, e impongono un costo della mano d’opera che, al netto delle provvigioni, difficilmente può remunerare il costo di struttura, a meno che non si decida di lavorare sottocosto o, peggio ancora, fare dumpig ambientale o previdenziale.

E i piazzisti di convenzioni sono riusciti a convincere ottocento carrozzieri, quasi il 10% del mercato e siamo solo agli inizi.

Non è mai stato semplice contrastare il caporalato in alcune aree del Paese, forse qualche sindacato ha chiuso un occhio, qualche amministratore pubblico pure, forse si teme la chiusura delle aziende agricole se non riescono a far lavorare i raccoglitori con una modalità più simile alla schiavitù che al lavoro salariato.

Questo mina però la concorrenza, la disponibilità di braccianti a lavorare a condizioni contrattuali normali, con orari normali, con una paga che inglobi i contributi, la previdenza e l’assistenza.

Ed è una minaccia per le aziende agricole sane che però, dalla sera alla mattina, non riescono a vendere i loro prodotti alla grande distribuzione che accetta solo aste al doppio ribasso.

Forse non ci rendiamo conto che, mentre qualche sindacato si ostina a voler fare protocolli al ribasso con le compagnie assicuratrici, le stesse stiano cercando di subappaltare le riparazioni a chi può sporcarsi le mani intercettando aziende in difficoltà, con assetti finanziari precari: prometteno loro di riempirle di lavorazioni, magari in perdita, ma pur sempre lavoro da sottrarre a chi, al contrario, ha aziende strutturate, anche tra quelle fiduciarie.

Il vecchio accordo Ania-Carrozzieri, rottamato dall’Antitrust, sembrava all’epoca una panacea per tutti i mali, un tramite per un arricchimento facile, per sentirsi “todos caballeros”.

Non lo era, sembrava esserlo perché all’epoca le carrozzerie erano in minor numero, piene di lavoro, la frequenza sinistri era doppia rispetto a oggi. E perché agli artigiani forse faceva piacere avere il perito che, prima delle riparazioni del mezzo, staccava un bell’assegno e chi s’è visto s’è visto.

In dodici anni molto è cambiato.

A livello fiscale poi arriva la fattura elettronica, per essere risarciti bisogna dimostrare di aver riparato ed è obbligatorio fatturare.

La nostra attività si è evoluta con l’introduzione spinta di nuovi e sofisticati materiali e l’elettronica ci obbliga a rivedere il nostro lavoro, ad acquistare attrezzature complesse.

Forse non si comprende bene: il caporalato 2.0, con la compiacenza dei sindacati e di qualche parlamentare travestito da carrozziere, lobbista di questo processo, spazzerà gradatamente i fiduciari, anche quelli che prima erano disposti a tutto.

Vi avevamo avvisato l’anno scorso e puntualmente la storia sta iniziando, guardate in prospettiva i prossimi tre o quattro anni e fatevene una ragione, se decidete di esserne spettatori passivi.

Pensate che la cosa migliore sia un protocollino dove vi promettono che non vi decurteranno i risarcimenti perché le assicurazioni, bontà loro, non applicheranno quelle clausole che porteranno le vostre riparazioni ai caporali?

Pensate veramente che concordare col perito in modo “concertato e condiviso” vi salvi, quando gradatamente dall’altra parte il perito non ci sarà più e pagherà un algoritmo che non si chiamerà più “presto e bene” ma “prendere o lasciare”?

Allora la questione è politica, la battaglia vera è lottare per la concorrenza, per fare in modo che le compagnie non vendano le clausole truffaldine: chi lavora col sale in zucca sa bene che, almeno nella Rc auto, le assicurazioni, sapendo di avere torto marcio, non le applicano mai quando devono liquidare.

Però servono e serviranno sempre di più per mandare le auto ai caporali, non ai fiduciari.

Ora che è autunno molti sono in letargo, molti narcotizzati dalle rassicuranti veline dei sindacati.

Lo scenario è però quello descritto e questo processo va frenato, a partire dal tavolo sulle riparazioni a regola d’arte che deve restare solo ed esclusivamente su un terreno tecnico senza diventare un accordo al ribasso.

Carrozzieri svegliatevi e iscrivetevi a Federcarrozzieri: più saremo, più conteremo.

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