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Terminata l’indagine Antitrust sul risarcimento diretto.

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Occasione sprecata. Caduti i luoghi comuni degli assicuratori, ma si continua con proposte irricevibili.

E’ durata tre anni e si è conclusa da poco l’indagine conoscitiva dell’ Antitrust sul risarcimento diretto.

Subito balza agli occhi un vizio metodologico, infatti l’Antitrust ha attinto i propri dati unicamente da una parte dei player del sistema, tralasciando del tutto i rappresentanti dei danneggiati, le organizzazioni degli autoriparatori, la medicina legale indipendente e gli operatori del diritto.

La indagine infatti si è basata su dati pervenuti alla AGCM in parte dall’ex ISVAP (ora IVASS), che li ha acquisiti dalle imprese assicurative, in parte dalle imprese stesse e in parte da Consap.

I punti critici evidenziati dall’indagine.

Viene finalmente denunciato il malfunzionamento strutturale del sistema del risarcimento diretto, con la precisazione che è il suo cuore, il il sistema del rimborso tramite forfait in camera di compensazione, ad aver portato ai sistematici aumenti dei costi e dei premi assicurativi.

Infatti viene chiarito che il mercato della RC auto è in mano ad un operatore dominante (37% del mercato), affiancato da due competitor con rispettivamente il 16, 2 e il 12,3, seguiti da quattro  imprese con circa il 4 per cento ciascuna e due con 2/3 % ciascuna. Da tale osservazione non arriva però la ovvia conclusione che in un simile quadro il sistema del risarcimento diretto non può funzionare, dal momento che lo scambio dei forfait avviene di fatto all’interno dei tre gruppi oligopolisti sul mercato.

Clamoroso! Diminuiscono i sinistri, in calo le micro permanenti e l’ammontare dei loro risarcimenti.

L’indagine smentisce l’alibi del sistema assicurativo esponendo con chiarezza che nel periodo esaminato (2008/2010) vi è stata una significativa contrazione del numero dei sinistri, contrazione proseguita negli anni successivi come è agevole constatare dai paper di fonte Ania diffusi in occasione della assemblea annuale dello scorso luglio. Infatti negli ultimi dieci anni la frequenza sinistri è calata di oltre il 30% (quasi un milione di sinistri in meno rispetto al 2000, (vedasi Tabella ANIA – Assicurazione Italiana 2002/2003 pag. 95) al 6,68% (Cfr. Ania Trends – Frequenza sinistri Ania Trends – Statistica Trimestrale – Dati al 31/12/2011 – pag. 3).

Dall’indagine emerge pure che i danni alla persona, con riguardo alle micropermanenti, nel periodo 2008 /2010 sono diminuiti rispettivamente del 6%quanto ai trasportati e del 7% per i conducenti (cfr par. 248).

Quanto agli esborsi patiti per le micro permanenti fuori dall’ambito del risarcimento diretto il costo medio è diminuito del 12% (cfr par. 254); all’interno del sistema del risarcimento diretto l’indagine cumula il costo di tutti i danni fino al 9% non rendendo possibile una comparazione sul preteso “problema” delle distrazioni del rachide cervicale, ma il costo medio delle micropermanenti globalmente intese fino al 9% di IP comunque è sceso dai 9000 euro circa del 2008 ai 7863 del 2010. Anche i danni liquidati successivamente all’anno di accadimento vedono una diminuzione dei costi medi delle micro permanenti del conducente in misura del 12,6% (par 259).

La indagine insomma smentisce la vulgata sul collo fragile degli italiani.

Le sorprese dei numeri: le compagnie col sistema del risarcimento diretto ci guadagnano e mantengono ingiustificatamente premi alti preferendo, con comportamenti anticoncorrenziali, aumentare gli utili.

L’Antitrust nelle proprie analisi ha scoperto che “la percentuale di sinistri liquidati con risarcimento diretto per i quali l’assicuratore ha ottenuto un rimborso superiore all’esborso compresa tra il 60% e l’80%…. Ciò indica che le compagnie incluse nel campione estraggono un differenziale positivo tra rimborsi e risarcimenti su gran parte dei sinistri di generazione corrente trattati dalla stanza in ciascun anno. Tale percentuale di sinistri per i quali le compagnie ricevono a titolo di compensazione più di quello che hanno effettivamente risarcito risulta generalmente in aumento sul periodo 2008-2010. Il differenziale positivo mostra un andamento crescente nel tempo…

Insomma  “…quanto finora osservato nel settore della RC Auto in Italia è più indicativo di un mercato con debole tensione competitiva che di un contesto fortemente concorrenziale. Si riscontrano, infatti, aumenti dei premi (medi) in tutte le province nelle quali le compagnie incluse nel campione analizzato hanno corrisposto risarcimenti superiori ai rimborsi, ma anche nelle province dove le compagnie hanno beneficiato dal meccanismo di rimborso previsto dalla procedura CARD…. Ciò è indicativo di una situazione di mercato nella quale le inefficienze vengono trasferite sui premi, con le imprese più efficienti che preferiscono realizzare margini più elevati anziché competere aggressivamente per aumentare la propria quota di mercato a danno delle imprese meno efficienti, godendo di forfait elevati”

Le conclusioni “politiche” della indagine: un fuor d’opera privo di razionalità.

Il dato oggettivo é dunque una sorpresa: le imprese traggono utili ll’applicazione del sistema del risarcimento diretto, ma il sistema anticoncorrenziale impedisce la riduzione delle tariffe che vengono tenute artificiosamente alte.

Con tali premesse la conclusione di una simile indagine avrebbe potuto  essere che la richiesta dell’abolizione, quantomeno per i sinistri con lesioni, del sistema del risarcimento diretto.

Si propone invece di rivedere i forfait al ribasso, incentivando evidentemente la contrazione dei risarcimenti, come se questi fossero una variabile indipendente dai costi storici di sistema.

Inoltre sorprendentemente, ma non troppo, l’indagine si conclude con proposte che nulla hanno a che vedere con quanto osservato nella indagine, proposte viziate dal presupposto, clamorosamente errato, di una impossibile contrattualizzazione del risarcimento del danno.

Si passa dunque a una serie di proposte tutte approssimative, senza alcuna attinenza con la indagine svolta nell’evidente tentativo di correggere l’impatto di una indagine di ben altro spessore nelle quali riecheggiano i desiderata di certo mondo assicurativo.

E infatti l’Antitrust ora auspica la maggior diffusione di “clausole” che prevedano il risarcimento  in forma specifica, o meglio la creazione di reti di carrozzerie fiduciarie, ma solo se di “libera scelta dell’assicurato”, evidentemente non ritenendo più possibili fenomeni distorsivi della concorrenza nel mercato delle autoriparazioni.

Ricalcando il progetto di un gruppo assicurativo, AGCM auspica che vengano rese “prestazioni di servizi (sic!) medico sanitari ad opera di professionisti individuati e remunerati dalle compagnie”.

Il tutto ovviamente attraverso l’inserimento di una “clausola”, naturalmente ”facoltativa”, che permetta di “selezionare strutture/soggetti che erogheranno i servizi (medico sanitari) in grado  di garantire massima efficienza nel controllo dei costi ma non a detrimento della qualità del servizio”. Si attende evidentemente che l’Antitrust suggerisca l’adozione di “tempari” e magari “compensi” per l’esecuzione delle prestazioni medico riabilitative, oltre che tariffe per le prestazioni medico legali…

Sulla “scatola nera” Antitrust sostiene ovviamente la tesi delle imprese assicuratrici poiché nulla dice sui controversi costi di istallazione, limitandosi all’ovvio, e cioè a declamare la opportunità che nessun costo di disistallazione debba essere presente, dal momento che basta interpellare un elettrauto per sapere che l’apparato si può disattivare a costo pressoché pari a zero.

Molto approssimativa e priva di buon senso, è la proposta di subordinare il risarcimento del danno al veicolo, definito “pagamento delle spese per le riparazioni dei veicoli”, “solo dietro presentazione di fattura, non quindi dietro presentazione di altri documenti”.

L’estensore della proposta forse probabilmente non ritiene di abrogare il 2058 del codice civile ma più semplicemente non ha compreso il senso dei suggerimenti di un’associazione collaterale all’Ania che, audita dall’Autorità, ha lamentato la circostanza che le compagnie risarcissero prestazioni mediche e di cura dietro presentazione di “preventivi” o “notule pro forma”, non facendo riferimento ovviamente alla riparazione dei veicoli.

Evidentemente per l’Antitrust bisogna rivedere anche il sistema fiscale di medici, fisiatri fisioterapisti e professionisti della sanità in genere che, per “agevolare maggiori certezze che i rimborsi vantati(?) siano a fronte di costi effettivamente sostenuti” dovranno emettere parcelle o fatture anche a fronte di prestazione eseguite ma non ancora retribuite, in attesa che l’assicuratore magari ne valuti la congruità.

Non poteva mancare, tra i desiderata dell’Ania, pedissequamente ripresi nelle conclusioni dell’indagine, la richiesta di pervenire “in tempi brevi all’adozione della tabella del 138 così da avere criteri certi per la determinazione del relativo danno biologico”.

Agli operatori del diritto risulta che criteri certi siano stati introdotti da tempo ad opera della Cassazione che ha indicato, quale criterio unico per la liquidazione del danno alla persona, le tabelle milanesi. Se il senso della richiesta è altro, cioè quello di ottenere dal prossimo esecutivo a mezzo decreto ministeriale lo “sconto” sui risarcimenti perché i valori delle tabelle milanesi sono ritenuti troppo elevati dagli assicuratori, sia il governo di turno a farlo assumendosene la responsabilità politica senza fingere improbabili scelte tecniche a seguito di equivoche richieste di una autorità che si ammanta di presunta indipendenza.

Le ultime proposte sono sintomo della più totale confusione e probabilmente della fretta con la quale si è cercato di “chiudere la pratica”: l’art 148 del CAP sul punto è stato di recente modificato ma l’Antitrust pare non essersene accorta, dal momento che confusamente chiede “adeguati meccanismi di enforcement” (!) in tema di perizie, valutazioni del danno, e quant’altro.

Le “proposte” AGCM si concludono infine con una richiesta la cui portata è potenzialmente dirompente, poiché cela un passaggio che potrebbe portare al definitivo affossamento del sistema del risarcimento diretto: “dare la possibilità di ispezionare i veicoli danneggiati anche alla compagnia del responsabile”.

In conclusione l’indagine sotto il profilo sostanziale smaschera il fallimento del risarcimento diretto, individuandone l’impossibile tenuta tecnica, ma ancor di più consente, esaminando delle conclusioni in contraddizione con un lavoro preparatorio per molti versi coraggioso, di smascherare le criticità delle cosiddette autorità indipendenti, il cui ruolo va inesorabilmente ad esaurirsi proprio a causa di una oggettiva sudditanza nei confronti di alcune parti dei settori  sottoposti a controllo.

Angelo Massimo Perrini

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