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Tempari e preventivatori: strumenti indicativi per quantificare i danni anche a scatola chiusa

Un approfondimento per fare chiarezza sui pro e sui contro dei gestionali presenti sul mercato.


Le softwarehouse sono tra le principali protagoniste del mercato dell’autoriparazione. Nate dalle basi del tempario Ania, hanno dato il via ai preventivatori. Ma questa tipologia di preventivo ha i suoi pro ed i suoi contro.

Hai fretta di chiudere un sinistro? Sei in cerca di una quantificazione rapida per un cliente che ti chiede quanto spenderà? Il preventivatore è la risposta. La velocità rappresenta certamente un vantaggio. Lo svantaggio, però, presenta il conto in fase riparativa. Succede spesso che poi, riparando, emergono criticità che erano sfuggite in precedenza ed in questi casi la strada è quella del non ritorno, soprattutto se il danno attraverso il preventivo è stato definito e chiuso.

Tutto questo accade perché il tempario si basa su un algoritmo matematico, tecnicamente definito microtempi, e si basa su misurazioni effettuate su vetture nuove e non incidentate. Ciò significa che la realtà riparativa può facilmente andare al di là di calcoli che non rispecchiano fedelmente il dato oggettivo: l’auto danneggiata con le sue infinite variabili. Partiamo da una constatazione: ogni danno è un mondo a parte, una storia nuova. A differenza dell’industria, che spesso standardizza il prodotto o il servizio, gli artigiani carrozzieri sanno bene come intervenire su ogni tipo di variante di danno, intervengono di volta in volta adattandosi alle necessità che emergono.

I preventivatori sono strumenti meramente indicativi, certamente molto utili in fase iniziale ma non altrettanto affidabili per danni strutturali poiché non tengono certamente conto di alcune variabili. Ad esempio, non sono allineati nello smontaggio quando le auto sono accartocciate e servono due addetti per smontare anche solo il cofano. O, ancora, non sono aggiornati per le infinite problematiche legate alle vernici di nuova generazione, come, ad esempio: le temperature che incidono sulla essiccatura e la ricerca della colorimetria. Senza parlare delle tipologie di metalli e acciai presenti sulla scocca che comportano metodi di riparazione diversi: alcuni debbono essere scaldati altri non possono essere scaldati, altri devono essere tirati. A seconda del metallo bisogna seguire le indicazioni di casa madre. Eguale difficoltà si riscontra per le plastiche poiché la riparazione si deve adattare alla specifica tipologia. Poi ci sono resine e carbonio che di certo non possono essere trattate come la volgare plastica.

Questi preventivatori scontano, inoltre, una mancanza di aggiornamento sulle centraline sempre più tecnologiche, sulle vernici sempre più sofisticate così come su resine, canbuss, spie e altri ancora. In alcuni tipi di lavorazione, utilizzando questo tipo di preventivatori, si corre il rischio di discostarsi da quanto riportato nei manuali di casa madre, in particolare riguardo alle ore.

Parliamo con altri esempi concreti: alcuni materiali presentano difficoltà non preventivabili. I metalli altoresistenziali sono tra questi poiché può capitare, e molto spesso capita, che vi sia una difficoltà, ed a volte, una vera e propria impossibilità di intervento o ancora che la problematica sia quella di valutare con attenzione dove effettuare il taglio o come spuntare e saldare. Tutto questo non viene assolutamente calcolato da questi preventivatori ed è solo in fase di riparazione che affiorano le complessità. Le incognite non si fermano qui. Lo stesso tipo di problematica riguarda le plastiche ed i polimeri di nuova concezione, o ancora il tipo di attrezzature ed in generale gli specifici metodi riparativi. L’elenco delle variabili che possono mettere in discussione il calcolo matematico fatto da un preventivatore tradizionale è lungo e richiede necessariamente una soluzione perché la distanza attuale tra riparazione astrattamente ipotizzata e riparazione concretamente eseguita porta a gravi squilibri e deve assottigliarsi il più possibile fino a combaciare.

Una riflessione conclusiva. L’utilizzo di questi preventivatori offre un calcolo matematico meramente indicativo ma che può condurre, in alcuni casi, ad un mal costume. Il danno all’auto viene definito sulla base del preventivo da un click, con l’assegno staccato in un amen. Avete presente quanti sinistri vengono liquidati in strada direttamente al danneggiato che ignaro accetta la proposta del perito? Poi però la riparazione rivela costi non calcolati, non pagati e, qualcuno cede alla tentazione di non riparare o, peggio ancora, ricorre ad una riparazione fai da te o non fatturata. Così il click si trasforma in un flop e lo speedy-assegno in un boomerang! Solo dopo aver smontato il veicolo si ha reale contezza delle ore di lavoro, dei costi effettivi, solo allora si può quantificare correttamente il costo della riparazione eseguita.

Solo così si intraprende la strada giusta per il riconoscimento del giusto costo per il lavoro eseguito improntando il rapporto con il cliente alla massima trasparenza per poi procedere ad una  riparazione a regola d’arte, la sola, che può tutelare ognuno di noi.

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