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Sol24: Riforma Rc auto tagliaprezzi – Scatola nera, risarcimenti più lenti, officine scelte da


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Da leggere con attenzione

Vista l’importanza del tema trattato e l’ottima esposizione, preferiamo pubblicare integralmente l’articolo.

Per i colleghi piu’ sordi e quelli piu’ ciechi consigliamo un’attenta lettura.

Articolo tratto dal blog di Maurizio Caprino

Ci siamo. Dopo mesi di giri di bozze e settimane di traccheggiamenti per decidere quando far uscire il provvedimento, il Governo ha annunciato ieri il varo del pacchetto Vicari per tagliare le tariffe dell’assicurazione Rc auto. Lo ha fatto per bocca nientemeno che del premier, Enrico Letta, nientemeno che nel discorso fatto ieri alle Camere per ottenere la fiducia. Roba importante, dunque. Tanto che persino un giornale come “Il Sole 24 Ore” oggi registra la cosa all’interno del suo titolo di apertura. Ma la verità è che, in qualsiasi modo venga alla luce, il pacchetto si tirerà dietro polemiche e contenziosi. Non solo perché va a incidere su un settore pieno di bubboni incancreniti che i tanti “interventi chirurgici” fatti negli ultimi 15 anni non sono mai riusciti a curare. Stavolta c’è di più: nelle ultime settimane Letta lo ha avocato a sé, inserendo misure dirigistiche che faranno urlare le compagnie e le convinceranno a scatenare il contenzioso. Parlo soprattutto della percentuale di sconto imposta in automatico alle compagnie in cambio dell’accettazione della scatola nera a bordo da parte dell’assicurato.

Una misura a rischio incostituzionalità. Letta non può non saperlo, se non altro perché dovrebbe essere rimasto scottato da un’altra misura altrettanto dirigistica, il blocco delle tariffe Rc auto, da lui “firmato” nel marzo 2001 (legge 57/2001) e portato dall’Ania (l’associazione delle compagnie) fino alla Corte di giustizia Ue. Dunque, se Letta ha deciso di andare avanti a testa bassa, credo ci sia un solo motivo, che ho anticipato giusto ieri mattina alla platea di un convegno sulle assicurazioni, quando ancora non si sapeva se il premier avrebbe annunciato con enfasi il via libera al pacchetto Rc auto: in questa fase in cui il Governo fa parlare di sé solo per l’Imu e tutti gli altri inasprimenti fiscali, c’è bisogno di dare in pasto ai media qualcosa che dia all’opinione pubblica l’impressione che “stiamo lavorando per voi”.

E pazienza se si scateneranno vespai di polemiche e ricorsi in varie sedi. Quelli magari li gestirà uno dei prossimi governi. Una considerazione molto in voga da tempo in tutta la classe dirigente italiana, non solo politica e pubblica ma anche aziendal-privata.

Il problema è che tutto questo si aggiungerà ai punti del pacchetto che sono già critici. Come l’allungamento dei tempi dei risarcimenti, accordato alle compagnie nella speranza che almeno così inizino a fare tutta la loro parte nella lotta alle frodi. Oppure, sempre nell’ambito della misure antifrode, la black list dei testimoni, su cui qualcuno solleva problemi di privacy, come segnala SicurAUTO.it.

Senza contare il fuoco che apriranno le organizzazioni di rappresentanza degli autoriparatori contro l’obbligatorietà di fatto del risarcimento in forma specifica: chi vorrà continuare a scegliersi il carrozziere da cui andare dovrebbe ricevere la stessa cifra che la compagnia avrebbe riconosciuto a un carrozziere convenzionato con essa (e spesso da essa “strozzato” con condizioni economiche contrattuali pesanti), per cui alla fine è giocoforza affidarsi a uno di questi ultimi. E contro il divieto di cessione del credito, studiato per evitare che il danneggiato affidi al carrozziere la pratica di risarcimento, limitando i rischi che i costi si gonfino, ma andando anche contro un principio fondamentale del Codice civile, legato peraltro a un principio garantito dalla Costituzione com’è la liberta d’impresa.

Intendiamoci bene: qualcosa bisogna pur fare per incidere su bubboni decennali che gonfiano i prezzi fino a farli arrivare ai livelli più alti d’Europa (pur con mille precisazione che si potrebbero fare su come vengono fatti i confronti). Ma sarà sempre difficile trovare una quadra, perché una stessa misura da un lato è necessaria contro i furbi e i professionisti che fanno della Rc auto un ammortizzatore sociale per sé e le proprie famiglie, dall’altro andrà a toccare diritti tutelati dall’ordinamento di cui si avvalgono anche persone onestissime che è ingiusto penalizzare. Questo vale sia per gli assicurati sia per gli operatori del settore.

Il pacchetto comprende anche la scatola nera, su cui pensiamo di aver già detto tutto. Ma in realtà dobbiamo renderci conto che potrebbe essere l’inizio di una rivoluzione che potrebbe spazzare via il bonus malus: non saremo mai obbligati a montarle, ma di fatto è possibile che dovremo farlo per evitare di essere stangati e da quel momento il nostro comportamento sarà sotto osservazione per tarare un prezzo personalizzato della Rc auto. Dunque, la scatola nera non servirà più solo a capire la dinamica e la velocità in caso d’incidente: dirà anche (sia pure in forma aggregata, per non ledere la prvacy facendo apparire momento per momento dove siamo) quanto guidiamo, su che tipo di strada, a che velocità e con quali accelerazioni e frenate. Allora, alla fine potrebbe contare più lo stile di guida che il numero degli incidenti causati nel tempo.

Infine, su tutto il sistema aleggia un sospetto che sarebbe bene che le autorità dissipassero: quello che le tariffe siano gonfiate anche dalle stesse compagnie e non da truffatori occasionali o di professione come le compagnie dicono. Non dimentichiamo che il gruppo Fonsai dei Ligresti in questi mesi è sotto inchiesta proprio per aver gonfiato le riserve sinistri (quindi i costi della Rc auto e quindi le tariffe), con la complicità dell’ex-presidente dell’autorità di vigilanza (all’epoca si chiamava Isvap), Giancarlo Giannini. Una prassi di cui ho sentito parlare per la prima volta, ma senza riscontri, a metà anni Novanta e relativamente un po’ a tutte le compagnie. I più attenti ricorderanno che esattamente 10 anni fa metodi del genere furono denunciati da un dipendente dell’ispettorato sinistri della Ras (struttura in comune con altre compagnie) a Lecce. L’indagine fu archiviata, ma ora sarebbe bene riapprofondirla. Non solo alla luce del caso Fonsai, ma anche delle voci che nell’ultimo anno nell’ambiente si sono infittite: sento parlare di casi in cui c’è un solo sinistro ma vengono aperti due fascicoli, di cui uno viene archiviato ma soltanto dopo che ha “fatto numero” nelle statistiche, contribuendo dunque a giustificare rincari tariffari. Citiamo anche altri sistemi poco ortodossi nella liquidazione dei sinistri (come l’acquiescenza a pagare compensi ad avvocati anche prima che facessero causa, cioè quando il regolamento sul risarcimento diretto vieta alle assicurazioni di coprire spese del genere), di cui ha parlato due anni fa il collega Cosimo Murianni su “Quattroruote” senza essere mai smentito.

Dicerie malevole? Può darsi, ma stanno tornando ad essere ricorrenti e chi ha il compito di vigilare dovrebbe tranquillizzarci.

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