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Noi, carrozzieri indipendenti, subiamo clausole vessatorie nei contratti Rca; ci conviene ancora con

Ci serve il vostro aiuto per capire meglio come stanno le cose e come dobbiamo muoversi: dateci una mano nei commenti.


La premessa Di recente, il gigante per antonomasia nella Rc auto, il gruppo che più di ogni altro spinge per l’approvazione del disegno legge concorrenza, l’Unipol, ha effettuato un risarcimento Rca decurtato contrattualmente del 10%. Il motivo? Il cliente, danneggiato senza colpa in un sinistro, aveva avuto l’ardire di rivolgersi “addirittura” a un carrozziere indipendente. E non a un carrozziere convenzionato. Si è arrivati in tribunale, e alla fine, come sempre in questi casi, Unipol ha perso: deve pagare tutto e subito. Poi c’è la questione Allianz: 80 euro di penalità se non si va dal carrozziere convenzionato. E perfino 500 euro di multa se il cliente si rivolge a un professionista per tutelare i propri interessi. Senza dimenticare Vittoria: lettere minacciose al cliente perché si è avvalso della cessione di credito. Anch’essa destinata (il nome è evidentemente bugiardo) alla sconfitta. Il tutto sotto gli occhi dell’ivass che chiarisce senza riserve nel quaderno due del maggio 2015, ma senza sanzionare: “A seguito della presentazione della richiesta di risarcimento diretto, l’impresa è obbligata a valutare i danni e a provvedere alla loro liquidazione per conto dell’impresa di assicurazione del veicolo responsabile”.

Un caso clamoroso Non c’è solo la delocalizzazione delle multinazionali. Esiste anche quella delle assicurazioni. Che uccide la Rca. Un esempio: un macroleso, a Bologna, tutelato da professionista bolognese. La grossa compagnia (Unipol) obbliga a trattare il sinistro a San Donato Milanese. Come una qualsiasi compagnia telefonica. In barba alle circolari dell’ex Isvap, oggi Ivass, che lamentavano la desertificazione territoriale degli ispettorati sinistri. La questione è scandalosa: Unipol ha la sede legale a Bologna, ha fior fiore di ispettorati sinistri e tale gestione delocalizzata di pratiche delicatissime, la cui trattazione richiede necessari e ripetuti incontri volti a una definizione stragiudiziale delle posizioni, serve solo a elevare muri. Rende tutto più lento e costoso. A ruota, ecco Generali che delocalizza: i macrolesi bolognesi sono trattati ad Udine. E pure Axa: i macrolesi bolognesi sono trattati a Roma (alla faccia dello spot tv col liquidatore-santo che arriva a casa del bambino sulla sedia a rotelle).

La proposta della Carta di Bologna Problema: al di là delle legnate in tribunale (che comunque costano tempo denaro stress e rotture di balle non indifferenti agli automobilisti, preoccupati di tirare alla terza settimana del mese anziché star dietro alle gabole delle compagnie, le quali proprio su questo giocano parecchio per premere sull’acceleratore), le assicurazioni alla fine la passano sostanzialmente liscia. Sicché, la Carta di Bologna ha un timore: nel mercato, può diffondersi in modo epidemico il brutto vizio di piazzare clausole illegittime nella Rca. Trasformando surrettiziamente i comportamenti degli assicurati. La stessa Carta di Bologna avanza un’idea: formulare un (severo!) meccanismo sanzionatorio per la diffusione di tali contratti. Serve una legge: multe pesanti alle assicurazioni che sgarrano, calpestando i diritti degli assicurati e dei carrozzieri indipendenti. Anche perché siamo soli: Ivass e Antitrust ben si guardano dall’indagare sui pesanti effetti distorsivi delle clausole vessatorie. Le due authority paiono paradossalmente propugnatori di tale follia dirigista.

La nostra domanda Torniamo al titolo dell’articolo. E alle prime righe. Alla luce di quest’andazzo, con le clausole vessatorie nella Rca che stritolano le vittime e i carrozzieri indipendenti, ci conviene ancora concordare il danno col perito assicurativo? Attendo i vostri commenti.

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