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NEL 2012 MENO DI 500MILA INFORTUNI SUL LAVORO: IL CALO È DI OLTRE L’11 %


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La relazione annuale Inail dà in calo i numeri di morti e infortuni sul lavoro. Tante però le aziende non in regola.

È stata pubblicata la relazione annuale dell’ Inail relativa all’anno 2012. Secondo i dati emersi calano morti e infortuni sul lavoro. Ancora tante però le aziende non in regola con i requisiti di sicurezza.

Morti sul lavoro: 866 nel 2011 e 790 nel 2012, un calo rassicurante delle vittime che però non deve far abbassare la guardia. Un meno 8,7% che fa capire che le politiche attuate stanno cominciando a dare i loro effetti, ma il numero in sé rimane alto. Comunque si è sulla strada giusta e lo conferma il fatto che più della metà degli incidenti mortali si è verificata fuori dell’azienda, avendo come principale “scenario” la strada (più del 50%, pari a 409 casi). “La distinzione rispetto alla localizzazione dell’infortunio è rilevante – tende a rimarcare il presidente dell’Inail, Massimo De Felice – per meglio giudicare e calibrare le politiche di prevenzione”.

Infortuni sul lavoro: 745mila le denunce di infortuni emesse delle quali però “solo” 500mila circa riconosciute come infortuni sul lavoro. Anche qui un calo cospicuo rispetto al 2011 equivalente all’11,3%.

Oltre 680 morti nell’industria e servizi. Nello specifico delle gestioni assicurative, 393.663 infortuni accertati hanno interessato l’industria e servizi (682 dei quali con esito mortale), 34.151 l’agricoltura (98 mortali) e 68.265 sono stati “per conto dello Stato” (10 mortali).

Quasi 165mila le donne infortunate. Le specificità di genere segnalano 331.086 infortuni accertati a danno di lavoratori (726 con esito mortale) e 164.993 a danno di lavoratrici (64 gli episodi mortali).

A carico dell’Inail 12 milioni di giornate di inabilità. Malgrado il sottolineato miglioramento generale, resta comunque alto il costo della non sicurezza pagato non solo dai singoli lavoratori, ma dall’intero Paese. Gli infortuni sul lavoro hanno causato, infatti, più di 12 milioni di giornate di inabilità con costo a carico dell’Inail: in media 80 giorni per infortuni che hanno provocato menomazione e 19 giorni in assenza di menomazione.

Riconosciuta la causa professionale al 37% delle denunce di malattia. Per quanto concerne le denunce di malattie, queste sono state circa 47mila e 500 (1.000 in meno rispetto al 2011), con un aumento di quasi il 51% rispetto al 2008. Ne è stata riconosciuta la causa professionale a circa il 37%, mentre il 3% è ancora “in istruttoria”. È importante notare che le denunce riguardano le malattie e non i soggetti ammalati, che sono circa 36mila e 300 (un singolo lavoratore, cioè, può essere soggetto a più patologie correlate).

Malattie d’amianto: 1.540 casi protocollati per 348 morti nell’anno in corso. Sempre sul fronte delle malattie professionali, l’andamento degli esiti mortali per anno di competenza è in costante decrescita: sono stati 1.583 nel 2012 (il 27% in meno rispetto al 2008) e il 94% ha interessato la gestione “industria e servizi”. L’analisi per classi di età mostra che – al momento della morte – il 62% delle persone interessare aveva un’età maggiore di 74 anni. Riguardo alle denunce di patologie asbesto-correlate protocollate dall’Inail nel 2012, ne sono state riconosciute 1.540: tra queste, nell’anno 348 casi hanno avuto esito mortale.

Dati i numeri, bene le politiche sociali e i controlli da parte dei governi oppure il merito va più alle aziende che cominciano ad assumersi veramente le responsabilità e si fanno carico del problema?

Ovviamente non è facile a dirsi. Tuttavia il numero di attività non conformi alle norme di sicurezza è ancora alto: è l’87% delle quasi 23 mila aziende controllate dall’Inail lo scorso anno.

Un dato allarmante, che obbliga il parlamento e tutto il governo Letta a rilanciare la questione.

I dati raccolti dall’indagine Inail ancora non danno risultati esaustivi per quanto riguarda il lavoro nero. Anche per questo numero ci si attende un ribasso rispetto al 2012, ma ancora alto è il conteggio dei lavoratori irregolari, nell’ordine delle decine di migliaia e tra i settori meno virtuosi compaiono l’edilizia e l’agricoltura.

Dott.sa Elisabetta Tarantino per conto de IlCarrozziere.it

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