Pubblico integralmente la lettrera del collega Gianni Tassinari in riferimento all’incontro provinciale CNA Bologna, svoltosi Sabato 16 2013.
Lettera aperta ai Carrozzieri di Bologna
di Gianni Tassinari
Sabato 16-2-2013
Colleghi,
vi invito a leggere l’intervento che avrei voluto presentarvi all’assemblea conviviale odierna, ma quando ho saputo l’orario di inizio,(ore 10,30) che poi tra una cosa e l’altra sappiamo come va a finire, suppongo che sarà un bla-bla e una mangiata: alla quale non sono interessato. Molti di voi sono a conoscenza che io ho previsto nel 1992, e video-registrato, quello che si sta puntualmente verificando oggi. E c’è una videocassetta o un d.v.d. per gli increduli. Basta chiederlo.
Come non venni ascoltato allora, credo non accogliereste che con incredulità, ciò che si può profetizzare oggi, e che le vostre menti non potrebbero mai accettare per la sua gravità.
Affido a Davide Galli, (Federcarrozzieri) al suo Blog e al portale internet, (il carrozziere.it) perché credo nella sua onestà intellettuale, il compito di diffondere la mia opinione, castigata ma piena di aperture futuribili.
Le verità
C’è una gran sete di verità. Soprattutto in questi tempi, dove le certezze che avevamo sono messe in discussione alla radice. Veniamo da un recente passato con una cultura prevalentemente trasmessa in forma orale e siamo piombati in un marasma informatico, nel quale il “significato” del nostro operare nel mercato è affidato ad altri.
Il chè è prova, che non esiste più un “diritto definitivo”. Quindi siamo obbligati a riproporlo e a lottare per difenderlo, questo nostro diritto. Dandola per scontata, questa nostra antica visione del diritto, ha consentito a “terzi” l’usurpazione di una consuetudine: il rispetto del lavoro artigiano.
Tutto ciò è nato dalla pretesa di altri, con millantato credito, di assumere il ruolo molto ben retribuito, di svolgere il cardine di una difesa burletta. Ruolo che ha poi consentito a forze esterne di giocare su questo, strategie per il loro tornaconto.
Non è per diffidenza, ma dovevano capirlo che l’introduzione di “terzi” nelle nostre consuetudini del rispetto dei diritti, con la legittimazione di un “accordo”, e la pigra accettazione da parte nostra, (insieme a questo “accordo”), di un processo di “delega al buio”, ha modificato la nostra percezione dei pericoli, che questo tipo di “dilettantismo economico”, poneva. Sono regole passate in assenza di strumenti conoscitivi autentici di economia aziendale, e sono stati approvati nonostante la fiera opposizione di persone colte e informate. E le conseguenze finali di tali patti le verifichiamo oggi.
L’assenza di persone preparate, nelle stanze dove si decidevano aspetti importantissimi delle trasformazioni in corso, ci ha danneggiato notevolmente perché altri interessi hanno prevalso.
Durante il confronto tra le imposizioni dei “poteri forti” e le nostre modeste rappresentanze, (che la mancata partecipazione dei carrozzieri alla vita sindacale ha causato), sono state prese delle decisioni ( e se ne stanno prendendo ancora) che sono fuori dalla portata della nostra imprenditoria.
Le interferenze, delle Compagnie D’Assicurazione, nel “libero” mercato dell’autoriparazione ci pongono di fronte ad un “sapere” che va interpretato. Le imposizioni di queste Compagnie, appartengono ad un “sapere” che ha una grande distanza, tra ciò che noi davamo per scontato, cioè la retribuzione corretta di una riparazione a perfetta regola d’arte e nel rispetto delle leggi e una “speculazione”, la loro: ottenere il massimo del risparmio a discapito dei diritti del danneggiato.
Il diritto di tutti i lavoratori, sancito dalla Costituzione e difeso dal Codice Civile, di compensare i costi dell’impresa, si erge ancora oggi a difesa dell’imprenditoria minore. E’ stata fino ad ora una potente forza del mondo del lavoro, in qualsiasi forma esso si esplichi. L’inquinamento delle menti prodotto dall’alterigia del far soldi con i soldi, ha ricevuto il dovuto ridimensionamento, alla luce dei disastri che ha provocato. Non prevarrà mai il gioco dei soldi, su fatica e rischio d’impresa, ma la condizione primaria della nostra difesa, consiste nel dare forza a chi ci rappresenterà.
Per una semplice ragione, anche se esisteva un mondo “generoso”, fuori dal nostro mondo del lavoro, titoli e derivati, per il quale anche le classi medie sentivano attrazione, e le potevano praticare con facilità con i propri risparmi, si è rivelata una posizione ingenua e pericolosa. Perché, o fai parte di quella realtà, oppure è illusorio pensare di conoscerla: nei suoi risvolti, nelle sue variabili. E sempre arrivano i “tosatori-del-parco-buoi.”
Quante volte ci siamo trovati a stupirci di successi economici repentini, intorno a noi. Perché pur essendo nei pressi di questa nuova realtà, ci siamo distinti da essa come concretezza. Eravamo parte di una nuova “verità allettante”, ma non era la nostra verità: quella trasmessa dai padri. Eravamo in una “differenza del sapere” e chi ha resistito alle chimere, osserva il loro crollo: la società corregge continuamente i propri errori.
E’ imperativo valorizzare il nostro lavoro, ne beneficeremo tutti, dovrà prevalere sempre il giudizio utilitaristico, cioè la differenza tra il fare e il “brigare”. Quello che si verifica ogni giorno nelle nostre officine, si traduce in innumerevoli servizi che svolgiamo alle persone munite di automezzi.
Facciamo emergere con forza questa verità pubblica, perché quello che pratichiamo ogni giorno è verificabile nella sua immediatezza. Bisogna far emergere la differenza tra competenza unita alla abilità manuale, e la mera speculazione economica. Anche se tra noi e loro, a tratti, ci sono punti di connessione: come tra noi e le Compagnie D’Assicurazione.
Serve distinzione. Ma, sia chiaro, una competenza assicurativa la possiamo imparare anche con un computer debitamente programmato, invece dirigere un’impresa, non consente di fare a meno del coinvolgimento totale: delle abilità e delle emozioni più profonde dell’essere umano.
Non mi stancherò mai di dirlo: per difendere il nostro modo di vivere in autonomia, dobbiamo diffondere una consapevolezza condivisa del nostro valore. Perché fino ad ora, io verifico, che noi carrozzieri non abbiamo ancora un pensare comune, all’altezza delle enormi trasformazioni in corso piene di problemi che dovremo affrontare. E la nostra forza consiste nel farlo insieme.
Cosa intendo per farlo insieme? Significa partecipare, non importa in quale modo, non importa in quale sede, alla difesa dei nostri diritti. L’importanza di questo l’hanno chiaro in pochi, in troppi si lasciano trascinare dalla corrente dell’indifferenza. Si dovrebbe accogliere il richiamo profondo, della origine della difesa dei diritti; che si è formata ed ha vinto, in epoche molto differenti di quella attuale, con difficoltà inenarrabili. Sacrifici tali da farci vergognare di non riuscire a travasare all’oggi quegli antichi contenuti, ridiventati di grande attualità, che sono un nostro patrimonio.
Occorre, in prima battuta, prendere atto della crisi che si è abbattuta nel mercato in generale, e di riflesso nelle nostre imprese. Ci troviamo in mezzo a dei mutamenti che, sovrastando le vecchie regole, interferiranno sempre più sui nostri rapporti, istigandoci alla cattiveria del “si salvi chi può” e non c’è niente di più fallimentare nelle rivendicazioni economiche. Il nostro compito consiste del diffondere e mettere in gioco le nostre “verità”, disincagliandoci da ruoli e schemi che altri hanno predisposto per noi. Non credo esista un modo migliore per riprenderci la nostra dignità.
Gianni Tassinari
Artigiano
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